Ti accorgi la mattina, ti accorgi che è davvero arrivato il freddo quello pungente, quello che ti penetra sotto pelle, quello che prima di uscire soprattutto se hai bambini piccoli da preparare, devi pianificarlo almeno dodici ore prima perchè per l’imbacuccamento ci vuole tempo ed energia. Poi lo affronti ed esci. Le lacrime che sgorgano dagli occhi per lo sbalzo termico, ti si pietrificano agli angoli delle palpebre, ma del resto gli occhi sono l’unica parte del corpo che non puoi coprire, per ovvi motivi. Cappello, calato fino alle sopracciglia, sciarpa che copre il naso, cappotto, guanti e stivali, guardandomi nello specchio dell’ascensore penso “Girati vah, non ti specchiare…”. Sbrigare le commissioni giornaliere con il freddo è tutt’altro che semplice, a volte rido in preda all’isteria del momento. Quando penso di essere sopravvissuta alla temeraria uscita ecco che accade puntalmente… mi cadono le chiavi dell’auto, con le buste delle commissioni, la borsa che scivolava dalla spalla ogni tre minuti e il telefono inizia a suonare, raccoglierle con i guanti diventa un’impresa non da poco. Poi la vedo, bella come il sole, scarpe vertiginose, tailleur Chanel, foulard di seta, tutta concentrata in una telefonata con auricolare, ma soprattutto il cappotto aperto e i capelli al vento! Ma chi sei?!? Ma tu non hai freddo?!? Sono certa che queste giovani donne abbiamo un segreto ma vai a capire quale… poi capisco. La sfrontata ha si e no vent’anni. A vent’anni, il freddo non lo senti, le stagioni non le differenzi, il raffreddore non lo prendi e puoi correre, anche a fine dicembre, con il cappotto aperto. Aperto spalancato.
Quant’è bella giovinezza
che si fugge tuttavia!
Chi vuole esser lieto, sia,
di doman non c’è certezza. (…)
Canzona di Bacco . Lorenzo De’ Medici
