Fiorella Ciaboco e la sua “la donna ben vestita che fa la differenza”.

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In una splendida giornata di settembre ho avuto il piacere di conoscere una persona davvero speciale. Nel cuore di una Milano soleggiata e in fervida attesa delle sfilate ormai prossime, tra le corse delle modelle da un capo all’altro della città che si mescolano con gli sguardi meravigliati dei turisti, nel suo laboratorio sartoriale di Corso Como 9 lavora, crea e confeziona abiti meravigliosi Fiorella Ciaboco. 

Mi accoglie nel suo studio che profuma di creatività, tessuti, energia, gessetti e cachemire, è una donna energica, solare, e mi saluta come se ci conoscessimo da sempre, mi da la mano e un piccolo bacio sulla guancia, adoro le strette di mano così, energiche, calde, sono mani che lavorano da sempre di una donna, mamma, manager che ama quel che fa e ci mette l’anima e il corpo nel suo lavoro. Ci accomodiamo e mi accorgo che con poche parole mi ha già rapito. I suoi occhi sono concentrati su me e in una sorta di timore reverenziale le pongo la prima domanda… e quella che avevo preparato come intervista diventa una chiacchierata piacevolissima, Fiorella ha un accento marchigiano e una risata che travolge tutto quello che ci sta attorno e a noi si uniscono le altre amiche che ci circondano. Mi racconta di aver disegnato il primo capo a quindici anni, le piacevano i pantaloni, ma mamma la costringeva ad indossare le gonne, e da una gonna a ruota è nato un disegno e il cartamodello e da li il primo paio di pantaloni che sottolinea ridendo “orribile! che ho buttato perché se l’avesse visto mamma mi avrebbe ucciso!” . Fu in quel momento che capii, racconta Fiorella che avrei dovuto frequentare una scuola specifica. E via riesco a porle le mie domande…

Quando hai compreso che era la strada che volevi percorrere? 

F. La mia è una storia legata alle sorelle Fontana, perché da piccola  andavo in vacanza dagli zii  a Roma, a Frattocchie e qui zio curava il giardino della fabbrica delle sorelle Fontana, potava gli alberi ad alto fusto,  io e la mia cuginetta, avevamo otto anni giocavamo sul prato vicino, quando arrivavano le sarte tutte vestite con il camice bianco, io ho ancora questo ricordo impresso nella memoria, le vedevo tutte ordinate, in fila che entravano nei laboratori,  sapevo cosa c’era li dentro, ma mi arrampicavo sulle grate e vedevo tutte queste donne chine sui tavoli lunghi a lavorare, mi sembravano tante, tantissime, ma magari non lo erano, ero piccola e probabilmente mi sembravano ancora di più. La sera tornavo e dicevo alla zia…Un giorno tutto questo sarà mio… questo era il mio sogno già ad otto anni e posso dire si sia avverato. Avevo ed ho obbiettivi alti… credo si debba sempre averne.

Influisce il tuo stato emozionale sul rendimento lavorativo?

F. Il mio stato emozionale influisce tantissimo, mi lascio ispirare da un pezzo di stoffa, dal tessuto giusto, dalla persona, lavorando con clienti privati, è fondamentale entrare in sintonia con loro e le mie emozioni sono fondamentali per le mie creazioni. Se non hai passione, questo è un lavoro che non puoi fare, la passione muove tutto.

Quando hai di fronte una persona che ti chiede un abito, come lo costruisci?

Io lo vedo già finito, quando io vedo una stoffa e progetto un capo, vedo già tutto l’iter produttivo e so già la risposta del tessuto, se mi cade, se non mi cade, se gonfia oppure no, con dei margini di rischio ovviamente, però…. si vedo già il tutto nella sua interezza, inoltre ho già un’idea di massima sul tempo che verrà impiegato per realizzarlo sia a livello di confezione che a livello di modellistica. E la soddisfazione maggiore è vedere il mio cliente soddisfatto, vedere che il vestito che ho realizzato rende al meglio la figura della persona che lo indossa.

C’è qualcuno che ti incoraggia? 

F. Pochi, poche persone. Ma quelle poche che lo fanno, mi aiutano davvero tanto.

Invece qualcuno che ti ha detto “cambia strada”… c’è stato? 

F. No, nessuno mi hanno sempre detto che avevo un gran talento.

Hai momenti di scoraggiamento? 

F. Tutti i giorni… c’è sempre il bello e il brutto dentro di me, il dubbio di aver fatto bene o male una cosa, vivo con questo eterno dubbio, inoltre le scelte lavorative, il business, immagina gli investimenti… il pensiero delle persone che lavorano con me, ho un’ azienda produttiva a Jesi con molte persone che lavorano con e per me e i dubbi fanno parte della mia giornata. Sai cerco di seguire quanto mi è più possibile dell’iter produttivo, ma non posso essere contemporaneamente a Milano e Jesi, quindi mi avvalgo dell’aiuto di persone splendide.

Il tuo tessuto preferito? 

F. Il cachemire, le fibre naturali e le sete, ma il cachemire è quello che preferisco più di ogni altro. Ed essendo noi specializzate nel capo spalla, cappotti, giacche,  il cachemire è uno dei nostri tessuti preferiti.

Quale capo non può mancare mai nel guardaroba femminile? 

F. Il tubino nero… ovviamente e i capi spalla.

E tra gli accessori, quali preferisci?

F. Il cappello, anche se non per tutti, il guanto in pelle o in raso e poi ovviamente una bella borsa con una scarpa altrettanto bella. La donna ben vestita fa la differenza,  e non è vero che se una donna si veste bene è una donna necessariamente ricca, è sempre questione di aver un pizzico di buon gusto e di classe, secondo me non si dovrebbe mai seguire la moda … se sei modaiola sei sempre datata.

E la nostra chiacchierata finisce tra la prova di un abito e l’altro delle sue clienti. Abiti che si trasformano grazie alle mani abili e sapienti di Fiorella che viene di nuovo inghiottita nel suo meraviglioso studio tra mille colori, accessori, abiti e spilli per appuntare questo o quel lembo di tessuto,  come fossero bambini che chiamano la propria mamma,  perché hanno bisogno ancora di lei.

Un sentito ringraziamento a Fiorella Ciaboco.

Manuela

 

 

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Fiorella Ciaboco e la sua “la donna ben vestita che fa la differenza”. | © Stylettissimo.it
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Tre amiche, tre vite, tre mondi diversi, un solo amore… le borse, le scarpe, gli accessori.

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